lunedì 26 novembre 2012

Intervento al XIV Congresso Nazionale Arcigay


Non è mio interesse approfondire, in questo intervento, una valutazione soggettiva sulle mozioni presentate al congresso. Siamo arrivati ad oggi dopo mesi di campagna congressuale, forse più che mesi, dove bene abbiamo visto cristallizzarsi interessi particolari e schieramenti fortemente ideologizzati. Non è mio interesse parlare di quello che abbiamo alle spalle, ma solo quello che abbiamo di fronte. Domani scioglieremo definitivamente quest'assise, e voglio tornare al mio comitato con un'unica notizia: non chi sia diventato presidente, non chi abbia vinto il congresso o quali ordini del giorno sono passati, quanto piuttosto che qui, oggi, si è dato l'inizio a qualcosa di nuovo all'interno del panorama associativo italiano. Voglio poter tornare a casa sereno di un dibattito e di un confronto che partano da un assunto fondamentale. Arcigay non è e non sarà più un obiettivo a cui tendere, ma uno strumento da utilizzare. Sono anni che continuo a ripeterlo, che la nostra associazione è un mezzo, non il fine. Il fine sta fuori da questa sede, il nemico, se così vogliamo intenderlo, non siede tra noi. 

Qui vedo solo i volti di amici e amiche che hanno condiviso un obiettivo: lottare per il raggiungimento di una società ideale. Possiamo chiamarlo anche sogno, se non vogliamo definirlo obiettivo, purchè sia chiaro e netto il nostro sentito: questo sogno non può più aspettare, e la sua realizzazione deve essere immediata. La politica ci ha risposto in questi anni, e anche recentemente, che siamo come bambini, che strillano e si lamentano perchè vogliono tutto e subito. Ma la politica non si ricorda che non siamo nati dieci anni fa. La storia del movimento moderno in Italia inizia a Torino negli anni settanta, e ancora prima negli scritti di Aldo Mieli e di Del Boca, e ancora prima in Europa e in Italia negli scritti di Karl Heinrich Ulrichs o nel lavoro di ricerca di Magnus Hirschfeld, e ancora prima, negli occhi di chi viveva nascosto e in silenzio il dolore della diversità, non osando nemmeno pronunciare la parola "Libertà". 

Noi abbiamo il sogno di togliere dagli occhi delle donne e degli uomini di questo paese il dolore d'essere diversi, e accendere in loro il giusto orgoglio della propria diversità. Non l'orgoglio malmostoso di chi si sente ferito e perseguitato, ma l'orgoglio sereno di chi acquisisce una consapevolezza e una forza che deriva dal compiere quell'antica massima socratica: Conosci te stesso.

Noi, qui, oggi, riconosciamo noi stessi e noi stesse come compagne e compagni in questo viaggio. Noi, qui, oggi, respingiamo ogni forma di divisione e frammentazione. Arcigay è e sarà uno strumento costruito per la realizzazione degli obiettivi. Possiamo dissentire sulle modalidà scelte, sui passi fatti o quelli da fare, sulle strade intraprese o abbandonate. Possiamo dissentire su molte cose, ma non sul fatto che ogni scelta, ogni decisione, ogni sforzo compiuto sia destinato ad un obiettivo condiviso.

Non voglio qui nemmeno fare argomentazione circa quali siano gli obiettivi che ci uniscono. Li conosciamo tutte e tutti, li abbiamo scritti nei documenti dei Pride, e almeno dal 2007 in poi non sono cambiati. Piena uguaglianza formale e sostanziale, sul piano dei diritti come su quello del riconoscimento sociale, passaggio dalla cultura dell'intolleranza non tanto a quella della tolleranza nè a quella del rispetto, ma a quella della valorizzazione delle differenze individuali e collettive, azioni di contrasto normate per legge ad ogni forma di violenza, fisica, verbale e istituzionale, eliminazione di ogni situazione e forma di discriminazione, costruzione di una maggiore tutela della salute e del benessere pisco fisico delle persone lgbt e non solo. Le nostre parole d'ordine sono gli slogan dei nostri Pride "Parità senza compromessi", "Parità, Dignità, Laicità" "Vogliamo Tutto", e i titoli delle nostre mozioni "Uguaglianza e libertà" e "Liberiamo l'equaglianza".

Tanto è il lavoro che ci attende, e voglio tornare a casa con una notizia. Che qui, oggi, costruiamo una nuova parola d'ordine. Insieme, vinciamo.

venerdì 16 novembre 2012

Torino cammina con i gamberi?


(CS) – Fassino non accosti Torino a San Pietroburgo Omofoba

Il Coordinamento Torino Pride deve tristemente prendere atto degli accordi stipulati dal Sindaco di Torino Piero Fassino con la città omofoba di San Pietroburgo e le ancor peggiori parole da lui spese in merito.

Ricordiamo al Sindaco Fassino che la città di San Pietroburgo ha approvato una legge che punisce qualsiasi espressione e qualunque manifestazione pubblica delle identita e dei temi LGBT, una legge che prevede pene severissime per chiunque esprima pubblicamente il proprio orientamento sessuale o la propria condizione di Transgender.

In tutto il mondo, da mesi, sono in atto campagne per spingere le città gemellate con San Pietroburgo a bloccare o congelare gli accordi di collaborazione, (utile ricordare la campagna italiana ad opera dell'Associazione Certi Diritti sulla città di Milano), come forma di pressione contro la legge in questione, ed oggi il Sindaco di Torino con questo atto rischia di sporcare l'immagine di Torino - Città della Resistenza e Città dei Diritti -.

Con questa firma si rischia di far passare il messaggio che gli interessi economici possano essere messi davanti ai Diritti delle Persone.

Con questa firma rischiamo di sancire lo sdoganamento di una cultura omofoba.

Stringendo la mano del Governatore Georgy Poltavchenko, abbiamo stretto la mano di colui che ha promosso e firmato quell'odiosa legge.

Torino è medaglia d'oro della guerra di liberazione nazi-fascista, e negli ultimi anni è stata il laboratorio di integrazione delle diversità e dell'accoglienza che molte città ci invidiano, non possiamo permettere che venga culturalmente accostata ad una città come San Pietroburgo, che vieta ai singoli di essere se stessi, affermando che ci sono «ragioni e similitudini storiche, e allo stesso tempo attuali »

E allora ci permettiamo, Sindaco Fassino, di ricordarLe che durante la sua campagna elettorale nel confronto fra candidati promosso proprio dal nostro Coordinamento Torino Pride, Lei si era impegnato pubblicamente a non arretrare rispetto al tema dei diritti, di portare avanti la linea Chiamparino e di mantenere la città nel solco della "Città dei diritti"

Invece, recentemente abbiamo dovuto tristemente assistere come in Sala Rossa siano stati bocciati gli ordini del giorno sul Matrimonio e sulle cerimonie pubbliche.

Confidiamo quindi che Lei possa riacquistare la credibilità sulle promesse fatte, operando davvero e concretamente nel solco storico di questa Città, riaprendo un confronto serio sui temi appena bloccati e facendosi personalmente garante della loro approvazione in Consiglio Comunale.

Come Coordinamento Torino Pride auspichiamo che il Sindaco Fassino ed il Consiglio Comunale di Torino chiedano pubblicamente l'abrogazione dell'ignobile legge di San Pietroburgo, questo sì che sarebbe un gemellaggio che potremmo apprezzare

E poi, visto che sta offrendo ai suoi ospiti un giro turistico tra i gioelli della nostra bella e orgogliosa città, auspichiamo possa terminare in bellezza facendo loro visitare il Settore Pari Opportunità e Politiche di Genere che la nostra Città si vanta di avere da ben 11 anni, noi saremo in trepidante attesa di ammirare le foto che Vi immortalano.

Il Coordinamento Torino Pride





"Di fatto stiamo osservando come tutte le promesse, fatte in campagna elettorale o subito prima dei momenti di visibilità come i Pride o il Festival del Cinema LGBT, stanno venendo meno. L'argomento dei diritti è uscito dalle agende del Comune, o forse si pensa che si è già fatto abbastanza. Nessuno sembra riflettere sul fatto che Torino era capofila in Italia sui diritti grazie al lavoro costante di sponda tra le istituzioni e le associazioni che aveva prodotto un'eccellenza anche sul panorama internazionale, generando non solo un avanzamento culturale ma anche un volano per l'economia. Torino è infatti punto di riferimento per centinaia se non migliaia di persone che scelgono questa città come meta turistica, come luogo per studiare o per avviare un'attività proprio perché è riconosciuta l'importanza della specificità LGBT. Ci chiediamo oggi se questo tema è scivolato in secondo piano per semplice miopia o per scelta consapevole. In entrambi i casi aspettiamo un chiaro segnale di inversione di marcia, invitando già fin da ora il sindaco, il consiglio comunale e la giunta a partecipare, il 20 novembre, alle iniziative commemorative in occasione del T-DOR."
Marco Giusta

giovedì 8 novembre 2012

Due Pesi due misure


+ Barack Obama vince le elezioni americane. Negli stati di Washington e Maine vengono approvati i matrimoni gay tramite il referendum. In Minnesota sempre un referendum respinge l’iscrizione di vietare il matrimonio gay nella costituzione, altrove viene legalizzata la marjuiana per fini ricreativi, in California viene reso obbligatorio il preservativo nei film porno e si conferma in Florida la copertura sanitaria per l’aborto.
+ Hollande licenzia in consiglio dei ministri il testo della legge sul matrimonio aperto a tutt* e sull’adozione. Le polemiche non finiscono, ma passano ora in Parlamento, dove il testo sarà discusso in aula a partire dal gennaio prossimo. L’approvazione definitiva, in ogni caso, appare scontata, dato che i socialisti del premier Jean-Marc Ayrault e del presidente François Hollande dispongono della maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale.
 - Italia – Firenze, due ragazzi pestati perchè si baciavano pochi giorni fa.
- Italia – Roma, bocciata nuovamente in commissione la proposta di legge per inserire l’omofobia nei reati coperti dalla legge Mancino per i voti congiunti di UDC, PDL e LEGA.
Se posso permettermi una riflessione, la inizio ammettendo che l’altra sera, crollato davanti al TV mentre arrivavano i primi dati pro Romney, ho avuto paura, un sentore irrazionale di essere in pericolo. Paura che ancora una volta l’America, l’umanità, il mondo reagisse come sempre fa nei momenti di “disordine e stress”, ovvero ripiegarsi su sè stessa.
In molti momenti storici, quando vi erano problemi economici, strutturali, di incertezza nel futuro, la scelta di “restaurare”, un ritorno a valori anche fuori dal tempo ma visti come “base solida e sicura”, la richiesta di un uomo forte e autoritario hanno sempre segnato le scelte della società. Basti pensare alla salita al potere di Mussolini o Hitler, oppure ai periodi di forte Restaurazione.
Obama ha invece deviato nel cambiamento la road-map. Forse ieri, tra i vari politologi accorsi a chiacchierare in tv, chi ha detto che questo sarebbe stato un voto “ragionato” e non di pancia (come nel 2008) aveva più ragione di altri. Se è stato davvero un voto ragionato, questo vuol dire che c’è è stato un passo avanti, che davanti all’incertezza una nazione ha scelto di proseguire una strada ancora non sicura ma che racchiudeva in sè un principio di trasformazione (basta vedere i vari referendum).
Penso che questo, se concretizzato, sarà un punto di svolta di importanza enorme. Non credo sia un caso che stamattina Hollande abbia licenziato la legge per i matrimoni, nè i recenti casi di omofobia tra cui quello di Firenze: il cambiamento porta con sè sia la fluidità di entrare in esso e farne parte, sia la cristallizzazione dei comportamenti che vogliono essere opposti.
Ma sopra tutto questo c’è un dato, forse il più importante che ha segnato le elezioni americane: i bianchi repubblicani protestanti, coloro che detenevano il potere e la maggioranza demografica, coloro che fermavano, nel loro più o meno rigido conservatorismo, buona parte della volontà di evoluzione, ormai non sono più la maggioranza, e sono stati superati nelle urne dalle minoranze: donne, neri, ispanici, gay. Se fossero riusciti a vincere stavolta probabilmente avrebbero tardato ancora di qualche anno la nascita di quel qualcosa di nuovo che tutt* aspettiamo. Ma non hanno vinto, ed è arrivato a mio avviso il momento giusto per tornare a sperare in una società diversa.
Certamente, occorrerà iniziare a lavorare. Come in America e nel resto del mondo anche in Italia il movimento LGBT deve costruirsi come alleato con altre minoranze, dalle donne ai migranti, dagli studenti ai lavoratori. Occorre portare le nostre istanze nel cuore delle persone, renderle edotte che il sostegno ad una richiesta di parità e diritti non è una questione morale, ma una questone di “giustizia ed equità”. Allo stesso momento occorre ripensare nuovamente al ns stare assieme nell’idea di uno stato sociale: il principio stesso di Stato di Diritto si basa su un silenzioso patto tra i cittadini che rinunciano a parte del proprio potere e della propria autonomia per creare una realtà più forte di tutto che agisca su principi di equità e benessere sociale.
Approfittare di questa crisi per riscoprire la volontà di stare assieme, come associazione ma sopratutto come persone, potrebbe aprire una nuova stagione di battaglie e salti in avanti, avvicinandoci sempre di più a quella società disegnata nelle nostre speranze, società più aperta e diversa, dove non trova spazio il pensiero unico quanto la somma di pensieri, dove le differenze vengono valorizzate, dove i valori espressi dalle minoranze elaborati sulla base di percorsi differenziati abbiano lo stesso peso e influenza dei valori classici espressi da gruppi di pensiero o gruppi religiosi (o forse qualcosa di più che lo stesso peso).
Passata la paura, resta la speranza. E per dirla con Obama, “the best is yet to come“.
Marco Giusta

venerdì 26 ottobre 2012

Pensieri sparsi II

Mi si consenta una piccola rettifica alle varie dichiarazioni che leggo in giro per la rete. Ho sentito dire che i 24 delegati al Congresso di Arcigay provenienti dall'assemblea delle affiliate condizionerebbero il risultato finale e sarebbero l'ago della bilancia tra le due mozioni. Consiglio a chi riporta queste dichiarazioni di guardare meglio i numeri. Ha ragione infatti quando afferma che Uguaglianza e Libertà - Una comunità per i diritti cambia il futuro
 sarà la mozione vincente al congresso, ma lo scarto tra le mozioni è tale che la scelta dei delegati delle affiliate, ovunque possa ricadere, non condizionerà il congresso nazionale, ma servirà ad allargare la base della discussione sul futuro della nostra associazione.

Pensieri sparsi I

Come sempre trovo "simpatiche" le dichiarazioni di Marrone: questa volta se la prende con Luca Cassiani e il PD perchè vorrebbero intitolare una strada o giardino a Ottavio Mai, fondatore del Festival "Da Sodoma a Hollywood" di cui in questi giorni ricorrerà il ventennale dalla scomparsa e per l'occasione il Museo del Cinema e il comitato Arcigay Ottavio Mai (grazie agli sponsor 011 Sauna Club di 
Torino, Pegaso's di Catania e il Coordinamento Torino Pride) presentano al Cinema Massimo una rassegna dei film di Ottavio. L'accusa è quella di "coprire con una targa" le divisioni interne sui temi dei diritti civili. Ora, posto che effettivamente le recenti spaccature del PD in sala consigliare in tema di diritti civili (la bocciatura dell'odg e quello di Viale per un pugno di voti, Fassino che non partecipa al voto, l'orribile voltafaccia della Genisio) sono effettivamente un problema su cui occorre vigilare - dov'è finita la Torino Capitale dei Diritti promessa in campagna elettorale? - va altresì detto che per coprire il "buco nero" del PDL sui diritti civili non basterebbe una targa, forse nemmeno l'intera Villa Certosa.

giovedì 21 giugno 2012

Lettera a Fassino

Egregio Sindaco Fassino,

mi permetto di disturbarla innanzitutto per ringraziarLa per quanto l'amministrazione comunale sta realizzando per la comunità gay, lesbica, bisessuale e trans. Il lavoro costante e attento dell'assessore alle pari opportunità Maria Cristina Spinosa, le audizioni della commissione Diritti e Pari Opportunità presieduta dalla consigliera Marta Levi e della commissione Cultura, Istruzione, Sport, Turismo, Tempo Libero, Gioventù presieduta dal consigliere Luca Cassiani, la partecipazione di consiglieri e dell'assessore con la fascia tricolore in rappresentanza della città al Pride di quest'anno, la ferma volontà della stessa di continuare - in accordo con Lei, sindaco - sulla strada della piena parificazione e della totale eliminazione di ogni forma di discriminazione da ogni regolamento comunale per le coppie omosessuali sono alcuni dei molti motivi che mi rendono orgoglioso di essere appena diventato cittadino di questa Torino "capitale dei diritti", città ormai simbolo ed esempio per tutta Italia.

Mi permetto però di segnalarLe, chiedendo scusa per il breve preavviso, una piccola "buca" - a mio avviso - in questa strada che stiamo percorrendo tutte e tutti assieme. Mi riferisco alla festività di San Giovanni, in programma per sabato 23 giugno in piazza Vittorio. Ogni anno, infatti, durante la bellissima serata viene letto un discorso che ci ricorda quanto sia - anche storicamente - bello essere torinesi. Le imprese di casa Savoia, Torino capitale, la fondazione della Fiat, la resistenza, il dopoguerra e la ricostruzione, il boom economico e l'industrializzazione, fino alla svolta degli anni 90, le olimpiadi del 2006, le grandi manifestazioni e le eccellenze. Ascoltare questo lungo elenco rende veramente ogni cittadino e cittadina orgogliosa di appartenere a questa città. Però, restano alcune piccole mancanze. Come ad esempio la nascita del movimento omosessuale italiano con il FUORI!, che nacque appunto a Torino negli anni settanda dal coraggio di un gruppo di persone che ancora fanno parte del movimento, le prime manifestazioni, il Pride nazionale del 2006 da molti ricordato come uno dei pride più belli degli ultimi anni e punto di volta di un lavoro sul territorio curato da tutte la associazioni LGBT cittadine che ha portato negli anni i suoi frutti, tra i quali la creazione di del "Servizio per il superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere" già nel 2001 ( unico in tutta Italia) e la costituzione del Coordinamento Torino Pride LGBT, altra eccellenza torinese in quanto unica realtà di coordinamento interassociativo stabile a livello nazionale, e ancora i Pride del 2007, 2008 a Biella, 2009, 2011 e 2012, la manifestazione I Diritti sono il nostro Pride congiunta con le Donne per l'Autodeterminazione di Torino e il Comitato Immigrati Auto Organizzati di Torino del 2010, la fiaccolata contro l'omofobia del 2009, i T-Dor annuali in ricordo delle persone trans uccise dalla violenza transfobica, etc etc etc.

Molti sono stati i momenti forti di questa città che ha respinto con forza ogni forma di discriminazione istituzionale e dove l'omofobia e transfobia non hanno cittadinanza. Ricordarli in questa occasione di celebrazione del patrono della città, oltre a proseguire sulla strada di assumere questi eventi come patrimonio della città, può voler dire anche lavorare attivamente per il superamento di ogni pregiudizio e stereotipo, come più volte il comune si è impegnato a fare, e rendere i cittadini torinesi, LGBT e non solo, ancora più orgogliosi di essere parte di questa stupenda città.

Con stima,

Marco Alessandro Giusta
Neo residente città di Torino


Andrea Benedino

Valentina Violino
Alessandro Ozimo
Fabrizio Paoletti
Cecilia D'Avos
(direttivo Nazionale Rete Genitori Rainbow)

martedì 15 maggio 2012

Arcigay Torino Ottavio Mai celebra la giornata del 17 maggio




CS: Arcigay Torino Ottavio Mai celebra la giornata del 17 maggio

La Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (o IDAHO, acronimo di International Day Against Homophobia and Transphobia) è una ricorrenza promossa dall’Unione europea che si celebra dal 2007 il 17 maggio di ogni anno. Il 17 maggio 1990 infatti l’Organizzazione mondiale della sanità cancellava l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. L’obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia e della transfobia.
Arcigay Torino Ottavio Mai celebra la giornata del 17 maggio durante tutta la settimana, iniziando il martedì 15 maggio, in via Cesare Balbo 10/d, con la proiezione “Prayer for Bobby”, presenti i genitori dell’associazione AGEDO Torino.
Il film è basato sul libro Prayers for Bobby: A Mother’s Coming to Terms with the Suicide of Her Gay Son scritto dal giornalista ed attivista Leroy F. Aarons, in cui è raccontata la storia vera di Mary Griffith e del suo percorso verso una più consapevole comprensione dell’omosessualità dopo il suicidio dell’amato figlio Bobby. Nel cast una bravissima Sigourney Weaver. http://arcigaytorino.it/2012/05/10/serata-cinema-cinema-con-il-film-prayers-for-bobby/

giovedì 17 maggio, dalle 16 in poi
in Piazza Castello angolo Via Garibaldi, Arcigay Torino sarà presente con un banchetto informativo e presenterà la campagna IO DENUNCIO promossa a livello nazionale, che verrà anche affissa nella città di Torino. L’importanza di far emergere e denunciare gli episodi di bullismo e discriminazione è stata sottolineata anche da Giorgio Napolitano nel suo discorso del 17 maggio 2011: “occorre denunciare e contrastare in tutte le sedi e innanzitutto in sede politica le aggressioni fisiche, gli atti di bullismo, le provocazioni verbali quali quelle che hanno investito anche un membro del Parlamento italiano. La battaglia contro l’omofobia non deve riguardare “meritorie avanguardie” ma essere “impegno civile”.”
A partire alle ore 16.30 avrà luogo il flash mob promosso da Arcigay Torino VITTIME DELL’OMO/TRANSFOBIA: oltre 50 persone verranno coinvolte per interpretare vittime di episodi di omofobia (insulti, minacce, violenza) e si muoveranno nel centro per sensibilizzare le persone relativamente a questo massacro quotidiano.
“Definirlo massacro è forse poco – riferisce Marco Giusta, presidente del comitato -dati alla mano si evidenzia che esiste ancora in Italia una sorta di “avversione” all’omosessualità, figlia di un maschilismo imperante, che affonda la sue radici nella cultura più becera e retriva, foraggiata incessantemente dalle dichiarazioni di quei politici che fanno campagna elettorale sulla pelle delle persone LGBT e dalle gerarchie vaticane. Questi figuri, invece di scendere in piazza contro la legge 194 o a favore di un modello di famiglia che resiste solo nella pubblicità della Mulino Bianco, dovrebbero imparare a rispettare la dignità di uno stato laico come la Repubblica Italiana, nella cui costituzione, ad esempio, non vi è alcun impedimento al matrimonio tra persone dello stesso sesso, come è stato stabilito dalle sentenze della corte costituzionale e della corte di cassazione. Per quanto riguarda i dati, Arcigay compila ogni anno un report delle segnalazioni di violenze nei confronti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e trans che sono diffusi dalla stampa, al netto però di due considerazioni: primo che questi dati riguardano specificatamente circa il 10% della popolazione (e quindi assumono un impatto ben più devastante), secondo, che un fenomeno come quello della violenza omofobica è tipico per restare nella zona grigia del non detto, del non denunciato, del non pubblicato, come un iceberg di cui possiamo scorgere solo la punta.  Nel 2010 sono stati diffusi dalla stampa due casi di omicidio, 39 casi di violenza, 6 casi di estorsione, 2 casi di bullismo, 8 casi di atti vandalici. Nel 2010 alle associazioni omosessuali è stato più volte vietato l’accesso nelle scuole per iniziative di sensibilizzazione, negato l’accesso alle donazioni di sangue escludendoli così dalla piena cittadinanza. Sono innumerevole poi, nel 2010, le dichiarazioni istituzionali a sottofondo omofobico. A maggio del 2011 risultano 8 i casi di violenza, discriminazione ed insulto, 5 quelli di estorsione e un caso di bullismo omofobico. Il 74% dei ragazzi omosessuali tra 13 e 26 anni racconta di aver subito almeno un episodio di bullismo omofobico o di discriminazione (dati Arcigay)”.
“L’ostentazione in pubblico di atteggiamenti di irrisione nei confronti di omosessuali – continua il presidente Giorgio Napolitano nel suo discorso del 2011 – è inammissibile in società democratiche adulte”.
Infine, a partire dalle 20.30, sempre in Piazza Castello verrà chiusura del concorso “Le Poesie che vincono la paura – concorso nazionale di poesie contro l’omofobia”. Verranno proclamati i primi tre vincitori in chiusura della manifestazione in piazza Castello.
“Un paese si fa rispettare se è rispettabile e se rispetta gli altri”, ovvero “se i suoi cittadini si comportano con senso del decoro, se non offendono chi è diverso da loro, le minoranze religiose, gli stranieri immigrati, gli omosessuali, chi ha una pelle di altro colore”. G. Napolitano, 17 maggio 2011
ARCIGAY TORINO OTTAVIO MAI
Il Presidente
Marco Giusta

lunedì 7 maggio 2012

Intervista a Digi.Talk


I ragazzi dell'Informagiovani
parlano di omosessualità


Prendendo spunto dal GLBT Film Festival, oggi alle 16 il programma di Digi.TO su 110 ha come ospite il presidente dell'Arcigay di Torino

DA WWW.DIGI.TO.IT
Torna oggi pomeriggio alle 16 su 110(la web radio dell'Università) l’appuntamento con il Digi.Talk, il programma di informazione e intrattenimento del magazine online Informagiovani Digi.TO.

Prendendo spunto dall’inizio della 27a edizione del GLBT Film Festival, i tre conduttori Sole, Franchuck e Lollo affronteranno un tema importante come l’omosessualità dal punto di vista di chi vive sotto la Mole.
Per tutta la puntata l’ospite in studio sarà Marco Giusta, Presidente dell’Arcigay di Torino, con cui si parlerà di diversi temi: dai luoghi comuni da sfatare al "lifestyle", dalla Giornata contro l’Omofobia del 17 maggio ai film da non perdere al GLBT Festival, dal Torino Pride del 16 giugno alle attività dell’Arcigay.

E’ previsto anche un intervento telefonico dell’Assessore alle Politiche delle Pari Opportunità della Città di Torino, Mariacristina Spinosa, che parlerà del Servizio LGBT del Comune.


lunedì 26 marzo 2012

(My)Lady Gaga





Lady Gaga 
Circo Massimo - Roma
Europride 2011


Discorso 1° parte                                                                                                           Discorso 2° parte

Born This Way

lunedì 19 marzo 2012

Intervento al congresso dei GD del Piemonte

Carissimi,

Oggi vi ringrazio per averci invitato, e vorrei ringraziare personalmente Luca Bosonetto (segretario uscente) non solo per le belle parole del suo discorso ma anche e sopratutto per il cammino fatto assieme in questi anni. 

Arcigay Torino riconosce nei Giovani Democratici del Piemonte una vicinanza basata sull'aperta volontà di portare avanti un discorso di diritti che coinvolga non solo le persone che ad oggi li vedono negati - e mi riferisco alla popolazione gay, lesbica, bisessuale e trans - ma anche la società tutta, perchè risulta chiaro che i diritti acquisiti, individuali e di coppia, si trasformano subito in diritti di tutte e di tutti, e che la società non può che fare dei continui passi avanti smettendo di lottare o temere la diversità, ma accogliendola e valorizzandola affinché ogni persona possa essere libera di essere sè stessa.

Come disse una volta una ragazza - che trovavo molto simpatica prima che recuperasse uno dei tentativi di sintesi peggio riusciti nella storia di questo paese, dove per accontentare tutte le forze politiche in gioco, e dico politiche considerando anche i molti interventi a gamba tesa da parte di uno stato estero con sede a Roma, si realizzò una bozza di legge offensiva per le persone a cui si doveva rivolgere. Parlo dei DICO, Cus, Didorè o altre sigle utilizzate più volte negli ultimi anni. Non si ebbe coraggio allora, e non lo si ha adesso, quando riferendosi al matrimonio gli si dà una connotazione esclusivamente eterosessuale, o peggio ancora si imposta una campagna basata sulla discriminazione che solletica la pancia più becera e omofoba di questo paese. 

Ma per fortuna le cose cambiano. "Oggi ci troviamo in una fase assolutamente nuova nella rivendicazione del matrimonio civile e dell'eguaglianza per le coppie dello stesso sesso. Non è più possibile ignorare la sentenza della Corte europea dei diritti umani del 2010,  la sentenza 138 della Corte Costituzionale, la sentenza di due giorni fa della Corte di Cassazione e la recentissima risoluzione di Strasburgo. La società italiana e le istituzioni europee esercitano una pressione oggettiva e giuridicamente riconosciuta che stride con il silenzio del nostro legislatore. Il principio enunciato dalla Cassazione che afferma la non necessità della differenza di sesso tra i coniugi ai fini della sussistenza del matrimonio, è conferma della vera realtà del Paese. I diritti affermati in quelle sentenze sono espressione di un principio di Giustizia che ci aspettiamo rispettato da chi ha giurato fedeltà alla Costituzione." (CS Arcigay)

"Le sentenze vanno lette, meditate e, soprattutto, vanno rispettate. Non c’è più nessuna scusa possibile, il Parlamento è ormai stretto d’assedio e deve far qualcosa. Non si può più sbandierare la Costituzione, come se si potessero usare i principi che regolano il gioco per escludere una squadra. Anche gli omosessuali meritano parità sociale e di diritti e l’attuale classe politica non può che prenderne atto. Ogni diversa posizione è un’usurpazione delle legittime aspettative di una comunità di persone che chiede parità e giustizia." (Winkler, ilfattoquotidiano)

Comunque, come disse quella ragazza, all'interno di un partito, di un movimento o di un'associazione è necessario allargare la discussione ma poi arrivare ad una sintesi.

Ecco, io penso che in questo momento il paese e le persone abbiano bisogno che non si facciano più delle sintesi al ribasso, ma che si mostri il coraggio di alzare lo sguardo e progettare il futuro. Un coraggio che più volte i GD hanno dimostrato scegliendo di aderire e partecipare ai Pride, alle manifestazioni, aprendo dibattiti e discussioni, e sostenendo attivamente le associazioni.

Harvey Milk, che è stato un politico statunitense e leader del movimento di liberazione omosessuale, diceva: "Senza la speranza, la vita non vale la pena di essere vissuta. Devi dare alla gente la speranza... gli devi dare la speranza".

Questo è l'augurio che Arcigay Torino vi porge oggi. Che il vostro coraggio, il coraggio delle vostre sintesi, il coraggio delle vostre idee possa dare la speranza a tutte e tutti di un domani migliore.

venerdì 17 febbraio 2012

Perchè Sanremo è Sanremo

Saremo scende le scale della decenza


Ieri sera Sanremo ha sceso di nuovo la scala dei livelli di dignità e civile decenza. L'intervento dei Soliti Idioti, pensato per far sapere che Sanremo "non è contro, però...", spicca per una serie di vergognose dichiarazioni. Per quanto si tenti di sdrammatizzare il ridicolo accennando a Giovanardi, definire i gay come donne senza mestruazioni è vergognoso, sopratutto utilizzando i soliti stereotipi svolazzanti.  Morandi non riesce nemmeno a dire Marito e Marito, ricorda quasi Berlusconi quando afferma: "Io non ho niente contro ma preferisco Belen" e si preoccupa subito di mettere avanti le mani con Mazza per le polemiche. La strada intrapresa dalla Rai per il politically correct sulle tematiche LGBT passa inesorabilmente attraverso la macchietta, il ridicolo, la volgarizzazione. Ancora una volta il popolo gay diventa quello da insultare per non scontentare nessuno.


Marco Giusta
Presidente Arcigay Torino Ottavio Mai

martedì 3 gennaio 2012

Sulla de-regolamentazione degli orari negozi

Ieri mattina ho letto stamattina la notizia sulla possibilità di de-regolamentare gli orari di apertura e chiusura dei negozio e centri commerciali e sono rimasto a bocca aperta.

Ho lavorato per quasi 7 anni in un centro commerciale, aperto la domenica e festivi. Non c'era rappresentanza sindacale, e per quanto i rapporti umani tra i colleghi e responsabili fossero squisiti, era un incubo di orari e di richieste da parte dei dirigenti.

Ogni anno saltava un giorno festivo (un anno pasquetta, l'anno dopo il 2 giugno, poi  l'otto dicembre, poi il ventisei dicembre) che diventava un giorno lavorativo perchè "bisognava raggiungere la cifra" e un giorno in più di incassi riusciva a compensare la costante perdita (a partire dal 2007) dovuta all'inizio della crisi. 

A questo vanno aggiunti degli orari impossibili (ho visto colleghi che lavoravano fino a 20 giorni di seguito senza interruzioni, facendo anche straordinario per più ore al giorno, saltando poi il recupero e facendoselo pagare come giorno normale senza maggiorazioni).

A questo vanno agguinte le domeniche, che occorreva fare almeno 2 su 3 come disponibilità normale, a cui ovviamente andavano aggiunti gli straordinari (ovviamente "richiesti" e "accettati" praticamente sempre). 

Nei supermercati, sopratutto quelli piccoli con meno di 30/40 dipendenti, si viene a creare molto un clima di "grande famiglia". Passando praticamente la vita lì dentro, le persone si legano molto, al punto che anche le uscite o la vita fuori dal magazzino sono correlate con il lavoro o con i colleghi. Insomma, dopo qualche tempo non si distingue più molto tra vita privata e vita lavorativa. E a questo punto, fare ore in più di straordinario, saltare le ferie o i giorni di riposo, accettare di fare tutte le domeniche dell'anno in cambio di un "grazie, ne abbiamo bisogno" diventa più che ordinario. Diventa routine. 

Per questo mi aspetto che la CGIL, di cui sono fiero RSU, prenda fortemente posizione contro questa mossa del governo. Altrimenti temo che molte persone sacrificheranno molto per permettere ad altri (pochi) di consumare comodamente (e questo senza aprire parentesi sul significato consumistico che questa deregulation comporta, quasi che fosse ricetta contro la crisi acquire i consumi di massa di beni).

Vorrei sentire inoltre il parere dei piccoli commercianti, che si vedranno costretti a questo punto ad aprire ben oltre gli orari abituali, vista la spietata concorrenza che verrà imposta dalle grandi catene commerciali che potranno (Wal Mart docet) tenere aperto a qualunque ora (forse anche la notte), basandosi su un semplice calcolo di introiti - spese. Ma il commerciante sarà solo, forse coadiuvato da qualcuno in famiglia, mentre in un centro commerciale i turni suppliranno, come in fabbrica, al ricambio continuo di persone. Mi domando quante ore dovrà restare aperto il piccolo negozio, per riuscire a sopravvivere, per non perdere quei clienti che hanno scelto la loro comodità come misura del proprio benessere.

Chiudo dicendo che questa crisi ci pone davanti ad una scelta: ritrovare una visione di benessere collettivo, dove il mio benessere è direttamente proporzionale a quello di tutti gli altri (e da esso dipende) o acuire la corsa al benessere individuale a scapito di quello altrui. 

Spero riusciremo a scegliere saggiamente.