mercoledì 27 marzo 2013

Le altre priorità



Non mi stupisco - purtroppo - di non rintracciare più nelle convocazioni del consiglio comunale l'accenno agli odg presentati sulla situazione ugandese e su San Pietroburgo.

I due ODG, il primo che richiede una pressione a livello internazionale per intervenire sul parlamento dell'Uganda per bloccare il disegno di legge che prevede aggravanti a leggi già esistenti contro le persone omosessuali, arrivando in taluni casi anche a prevedere la pena di morte. Il secondo invece si concentra sulla situazione in Russia, dove è stato discusso recentemente dalla DUMA una proposta di legge che prevede multe e divieti stringenti a chiunque "parli" di omosessualità in pubblico, ed è stata approvata nella prima delle tre votazioni previste per diventare legge di tutta la federazione. 
Questo disegno di legge era stato già introdotto nel distretto federale di San Pietroburgo, scatenando una protesta a livello internazionale che ha portato molte città (tra cui le italiane Milano e Venezia) a congelare i gemellaggi. Torino, nel frattempo, ha firmato per mano di Fassino un'intesa proprio con San Pietroburgo tramite un accordo bilaterale di collaborazione nei quattro settori cultura, economia, turismo e innovazione e università.

La richiesta, partita dal consigliere Silvio Viale e supportata dalla associazioni LGBT cittadine raccolte nel Coordinamento Torino Pride LGB, con particolare attenzione dell'associazione Certi Diritti (che nella sfera dei diritti internazionali ha fatto uno dei propri cavalli di battaglia), prevede la sospensione dell'accordo finchè il panorama che prevede questa legge "anti omosessualità" non sarà mutato.

Eppure questi ordini del giorno, che dovevano già essere discussi settimane fa, iniziano a latitare nelle convocazioni del consiglio comunale.
Merito del pressing di qualcuno che si mormora abbia affrontato Viale, l'assessore e gli altri consiglieri perchè non facessero passare l'odg? O piuttosto un atteggiamento di cauto disinteresse in merito a certe tematiche?
Non abbiamo una risposta certa. Fatto sta che il copione lo conosciamo abbastanza bene: è tutta una storia di priorità.

Siamo ormai abituati ad essere definiti, noi persone LGBT, portatori di istanze marginali al nostro paese, sopravanzati un po' da tutto: dall'emergenza rifiuti alla crisi, dagli accordi pre/post-elettorali alla (personalistica) volontà di coerenza. Spesso veniamo liquidati con un gesto della mano, un sì accennato del capo, una versione italiana che soffoca un respiro europeo. Siamo sempre lì, quelli che richiedono le stesse cose da anni, a cui viene consigliato di avere pazienza, di avanzare passettino per passettino (ma solo e se qualcun-altro decide che è il momento giusto). Perchè nel paese ci sono altre priorità. Nel nostro, figurati negli altri. A Torino nemmeno si riesce - questione di priorità - a dare sede alle associazioni riconoscendone il lavoro quotidiano o addirittura al Coordinamento Torino Pride LGBT.

Per questo non mi stupisco chè il consiglio comunale di Torino non calendarizzi gli odg su Uganda e San Pietroburgo. Ma non si stupiscano poi loro se alcuni inizieranno a comprendere che, con queste modalità politiche, non si avanza ma si resta invischiati in una melassa che si regge su un sistema di promesse ad personam, molto spesso - purtroppo - accettate. 

Chissà come starà qualcun* inondat* di brillantini.

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