lunedì 21 marzo 2011

Risposta a Beppe Sajeva

A seguito della serata commemorativa dei 150 anni dell'Unità d'Italia a Boves è uscito questo articolo su Cuneocronaca.it a firma di Beppe Sajeva. Ecco la mia risposta:

Trovo alquanto imbarazzanti le parole usate da Beppe Sajeva nel suo articolo sulla serata organizzata a Boves per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Non tanto per il tono o la presa di posizione, ognuno è libero infatti di portar avanti la propria idea o retaggio politico, quanto per le inesattezze che attraversano trasversalmente l'articolo. Montare un caso per una mancata citazione mi pare un buon modo per non affrontare i temi che sono scaturiti dalla serata, che si è vista caratterizzata da una forte ed importante partecipazione di persone, giovani, anziani, bambini, famiglie, unite ed uniti nella voglia di stringersi per una sera attorno ad una bandiera e a un'idea di unità e di condivisione. Inoltre, descrivere come incidente la lettura dei brani o degli interventi dove comparivano espressioni trasversali che esprimevano il sentimento delle persone che partecipavano alla serata mi pare alquanto poco sano, quasi che si volesse, in nome di un'ostentata salvaguardia di valori, stendere un velo di silenzio sulla realtà che ci circonda. Non credo, sig. Sajeva, che la bandiera tricolore fosse stata inventata con lo scopo di usarla come lenzuolo sotto cui nascondere sentimenti e pensieri che attraversano un popolo. Anzi, penso piuttosto che essa fosse vista come la somma dell'espressione individuale e collettiva, un simulacro di libertà. Non si può negare che molte sensazioni stiano attraversando il nostro paese, che da sempre è portato quasi per sua natura a scindersi in diverse opinioni contrastanti e arroccarsi sulle proprio posizioni, sensazioni che sono state espresse in momenti recenti, come la manifestazione delle donne o quella degli studenti. Esprimerle in una serata dedicata all'Unità è forse il miglior modo di ricordare che proprio sulla base di sensazioni, di pensieri collettivi, della voglia di libertà e rinnovamento è nato questo paese. Infine, accusare Mattia Pastore di attacchi alla figura di Silvio Berlusconi è una rilettura molto parziale di ciò che è successo. Il direttore della Banda Silvio Pellico si è limitato a leggere gli interventi di altre persone (e a onor del vero, la "frase dello scandalo" non l'ha letta nemmeno lui). Piuttosto, io vorrei ringraziare pubblicamente il Sindaco, la Banda Musicale Silvio Pellico e il suo direttore per aver costruito una serata dove è stato dato spazio anche a  vive quotidianamente come minoranza oppressa e discriminata - e non sono io a definirmi tale, ma l'Unione Europea sulla base del Trattato di Lisbona, che identifica le persone discriminate culturalmente e politicamente sulla base dell'età, della disabilità, della religione, dell'etnia, dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale - di trovare il suo spazio, e di sentirsi, per una sera, un po' più orgoglioso di essere italiano.

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